Monopoli (AFI: [mo’nɔpoli]; Menòpele o Mnopl in dialetto monopolitano) appartiene alla città metropolitana di Bari, in Puglia, da cui dista 41 km rientrandone nella Conca nel settore sud-orientale.
Non si ha alcuna certezza né sul toponimo antico né sull’origine dell’attuale nome della città. Di certo è che un nucleo, circondato da una cinta muraria, esistesse già nel V secolo a.C, riconducibile all’epoca messapica. Dalla Tabula Peutingeriana, di epoca tardo romana, si evince solamente che in quegli anni, approssimativamente nella zona dell’attuale Monopoli, sorgeva il centro detto Dertu.
Dal greco Μίνωος Πόλις: Città di Minosse
Si evince che, secondo questa ipotesi, sarebbe stato il re cretese Minosse a fondarla, come taluni avallano rifacendosi all’iscrizione trascritta dall’abate de Saint-Non nella sua opera una cui copia, citata da Theodor Mommsen come falsificata (ipotesi non confermata) si rinviene nella sagrestia della Cattedrale. In fondo non è da dimenticare l’origine messapica di Monopoli.
Dal termine slavo polje: Città delle Grotte
Nome che ricorderebbe le primitive condizioni abitative urbane, la cui popolazione si era stabilita nelle grotte costiere.
Dal greco Μόνη Πόλις: Città Sola
Dionisio II di Siracusa avrebbe fondato due colonie sulle coste dell’Apulia: Polisnea (Polignano) e Monopoli, quest’ultima sorta sulle rovine di Dertu. Poiché ai Siracusani, Monopoli, risultava essere l’unico porto tra Siponto e Brindisi, lo avrebbero chiamato, appunto, la Città Sola.
Dal greco Μόνη Πόλις: nell’accezione Città importante
Una grande fortezza messapica, come probabilmente sarà apparsa agli egnatini, insidiativisi a seguito della distruzione della propria città a opera di Totila, re dei Goti.
Dal greco Μονής Πόλις: Città luogo di sosta
Il riferimento è nuovamente all’unicità di Monopoli come porto tra Siponto e Brindisi, ma in questo caso sottolineando il suo essere uno dei rari approdi sulla pericolosa costa occidentale della penisola.
Da un suggestivo termine Manopoli: con riferimento alla forma di mano che hanno i promontori e le rientranze del litorale urbano.
Il cartografo piemontese Giacomo Gastaldi ne fa uso, come anche una carta dell’archivio di stato di Firenze, risalente al 1400. Probabilmente per influsso sempre fiorentino o veneto, anche in altre carte nautiche del Cinquecento si rinviene la medesima denominazione Manopoli. Duecento anni prima era diffusa la versione latina: Monopolo. La lingua dotta ha proseguito con il ricorso al termine Monopolis, declinandolo alla greca (Monopoleos, ecc.).
Il rilievo del capoluogo degrada avvicinandosi alla costa, formando un ripido gradino ribattezzato Le Serre.
La pendenza, di cui ci si accorge a ridosso del centro, diviene quasi uno spartiacque tra il paesaggio pianeggiante (la marina) che si estende verso le acque e, a contrario, uno sollevato che – quasi come un tavolato – raggiunge l’interno ergendosi fino a 408 m nell’area dei monti Carbonara, nella contrada Aratico.
Questa conformazione si deve all’erosione provocata dal mare e conferma quell’azione di sollevamento che ha coinvolte le Murge durante il Pliocene, emergendo nella sua parte più elevata.
La costa della città si snoda, bassa e frastagliata, per 15 km circa regalando oltre venticinque cale e distese sabbiose ampie, perfette per il turismo balneare, incluse le esplorazioni sottomarine. La piana costiera è altresì costellata di masserie ma anche di alberi secolari di ulivo, nodosi e imponenti, anch’essi modellati dal vento e dal tempo. Quasi una testimonianza vivente del territorio.
E proprio l’ulivo, insieme con il mandorlo, rappresenta la coltivazione predominante che, tuttavia, è affiancata anche da quella di ortaggi, di alberti da frutta quali agrumi, ciliegi e fichi. La macchia mediterranea resta la vegetazione spontanea più presente.
ginepro, lentisco, timo, filirea, cappero
ulivo, carrubo, mandorlo, fico, fico d’India, cappero
leccio, quercia, oleastro, lentisco, cisto, terebinto
leccio, quercia, fragno, roverella, mandorlo, ulivo, vite, ciliegio, fico
Vi sono, inoltre, delle preziose specie botaniche che proliferano – a circa 6 km dal centro abitato – nell’oasi faunistica del Monte San Nicola, di grande pregio naturalistico che crea un panorama sublime sulla marina sottostante e sulle città adiacenti.
A circa 83 metri si incontra un breve e alto corridoio di quasi 40 m. che, per la presenza di anidride carbonica, si rivela alquanto pericoloso. Sul fondo del pozzo si dipana un corridoio orizzontale in cui si riscontra una percentuale di ossigeno più accettabile.